Mai leader politico fu più veloce di Alexis Tsipras. Lo aveva annunciato prima del voto («da lunedì cambieranno molte cose») ed è partito con una velocità da far invidia a Matteo Renzi.

In meno di ventiquattrore sono arrivati il giuramento da nuovo premier, senza cravatta e con il boicottaggio dell’uscente Antonis Samaras, l’accordo per varare il nuovo esecutivo con i Greci Indipendenti (Anel) e un programma di governo i cui primi provvedimenti potrebbero mettere a tacere chi storce il naso per le relazioni pericolose con un partitino anti-Memorandum e anti-troika, ma pur sempre di destra, conservatore sui temi dei diritti civili e chiuso su quelli dell’immigrazione.

Ma Alexis Tsipras è intenzionato a spiazzare tutti: aveva chiesto una maggioranza assoluta per potere avere più forza nei negoziati europei e per realizzare il programma che ha in mente per portare fuori il suo Paese dalla crisi, ci è andato vicino e deve scendere a patti con qualcuno, ma a condurre il gioco è pur sempre lui, forte di un consenso elettorale superiore alle aspettative.

Aveva annunciato che dopo le elezioni avrebbe chiesto il voto a tutte le forze politiche sulle singole misure e che avrebbe fatto appello all’unità di tutti i greci, e oggi le sue parole forse si comprendono fino in fondo.

Ora è il momento delle prime mosse concrete, che dovrebbero cambiare da subito segno rispetto alle politiche dei governi precedenti e lanciare un segnale preciso a quel 36,5 per cento di elettori che l’hanno votato.

Si tratta, a quanto si apprende da fonti del partito, di provvedimenti molto radicali.

A cominciare dal blocco delle aste delle prime case pignorate, in genere dalle banche. Una legge che risolverebbe il gigantesco problema degli sfratti esecutivi, spesso per debiti di poche migliaia di euro, in un paese di proprietari di case (circa l’80 per cento della popolazione, un po’ come in Italia) che però grazie alla crisi sta cambiando fisionomia. La conseguenza degli sfratti di massa è che grandi proprietà immobiliari stanno rastrellando a prezzi da supersaldo abitazioni e palazzi abbandonati nel centro di Atene, per poi risistemarle in attesa della rivalutazione e di quella gentrification che prima o poi arriverà.

Un secondo, atteso, provvedimento sarà il salario minimo di 700 euro al mese, che porrà la Grecia all’avanguardia in Europa. Syriza vorrebbe rimettere in discussione tutta la partita del lavoro, completamente deregolamentata, ridando forza alla contrattazione collettiva nazionale, affrontando la questione del precariato (la gran parte dei giovani lavora part time per 400 euro al mese) e rimettendo dei vincoli ai licenziamenti.

In buona sostanza, il contrario del Jobs Act di Renzi e Giuliano Poletti.

Terzo provvedimento forte del nuovo governo sarà il ripristino del minimo non tassabile. Si tratta di una misura passata sotto silenzio fino agli ultimi giorni di campagna elettorale, quando è stata ritirata fuori da Tsipras. Attualmente esiste una sorta di redditometro in base al quale si paga un minimo (attorno ai 2.500 euro, più 500 euro a figlio) anche se il guadagno è pari a zero. Contadini, liberi professionisti, artigiani messi alle strette dalla crisi economica lo ritengono vessatorio e sarebbero ben felici di avere con il fisco un rapporto più equo.

Il tetto è fissato in 12 mila euro, al di sotto del quale non si pagheranno tasse.

Tra le prime misure previste c’è n’è anche un’altra che non ha grandi costi ma sarebbe di grande impatto sociale: i trasporti gratis per alcune categorie, tra le quali di sicuro i pensionati. Atene ha una discreta rete di metropolitana e tram (costruiti per le Olimpiadi del 2006) e gli over 65 sono una delle categorie più colpite dalla crisi, tra allungamento dell’età pensionabile, taglio delle tredicesime per le minime (che dovrebbero essere ripristinate), compressione e contemporaneo aumento dei costi per i servizi sociali, in particolare la sanità.

Ci sarà anche il problema di assicurare l’assistenza a tutti, oltre il tampone costituito dalla rete di farmacie e ambulatori sociali, non tutte facenti capo a Syriza, ma delle quali comunque si discute come riconoscere e dargli una struttura più organizzata.

Proseguendo, Tsipras annuncia di metter le mani su una vera e propria bomba economica: le insolvenze economiche dei privati cittadini. Si stima che il tasso d’indebitamento dei greci superi di una volta e mezza il Pil nazionale, e gran parte dei debiti sono insolvibili, in tutto o in parte. Saranno previste delle facilitazioni di pagamento e l’ammontare del mutuo mensile non potrà superare il trenta per cento dello stipendio mensile.

Infine, uno dei primissimi provvedimenti dovrebbe riguardare la tv pubblica Ert. Quando il governo Samaras la chiuse, da un giorno all’altro, la notizia fece il giro del mondo e una parte dei giornalisti si organizzarono per trasmettere via web, in maniera autorganizzata e in forma di protesta. Alcuni lo fanno ancora, altri sono rientrati nella nuova rete creata dal governo, mentre le infrastrutture di trasmissione sono state privatizzate. Ora dovrebbe tornare il vecchio modello di tv pubblica. Tra le proposte, ancora da verificare, c’è perfino quella di uno spazio autogestito dai giornalisti.

E’ su questi punti che Alexis Tsipras è intenzionato a tenere la barra dritta e vuole che siano i primissimi provvedimenti del suo governo. L’Anel, e chiunque altro accetterà di sostenere il nuovo governo, dovrà tenerne conto.