Sull’onda dell’accordo (precario) di Minsk sull’Ucraina, un’altra intesa sembrava possibile ieri al Consiglio europeo di Bruxelles: «Sono sicuro che tutti assieme possiamo trovare una soluzione fattibile per curare le ferite causate dall’austerità», ha affermato Alexis Tsipras, al suo debutto sulla scena dell’Unione europea.

Un saluto con Angela Merkel, che ha incontrato per la prima volta, meno freddo del previsto: «Spero che potremmo lavorare bene assieme – ha detto la cancelliera – nonostante le difficoltà». «Lo spero anch’io» ha riposto Tsipras, che ha incontrato François Hollande, che fa da mediatore, mentre ha ottenuto gli incoraggiamenti di Renzi, che si è dichiarato a favore di «un cambiamento per la crescita e la flessibilità» e di David Cameron, secondo il quale «quello che è richiesto tra la Grecia e l’Eurozona non è uno stallo, ma una soluzione».

Dopo il mancato comunicato finale all’Eurogruppo straordinario della vigilia, il clima si è un po’ disteso tra Grecia e Ue, anche perché il tempo stringe sempre di più. Una soluzione dovrebbe essere trovata per lunedì, alla nuova convocazione dell’Eurogruppo. Il primo ministro belga, il liberale Charles Michel, dopo un incontro con Tsipras ha evocato “la magia dell’Europa”, che ha «sempre saputo trovare soluzioni anche quando le riteneva impossibili».

Angela Merkel ha precisato che «la Ue cerca sempre un compromesso e questo è il suo successo. La Germania è pronta, ma va detto che la credibilità della Ue dipende dal rispetto delle regole e dall’essere affidabili».

Per Tsipras, «siamo a una svolta cruciale per l’Europa». L’austriaco Werner Faymann è «persuaso che la Grecia abbia bisogno di una soluzione giusta».

Oggi comincia un’intensa attività di «colloqui tecnici» tra Bruxelles e Atene – con rappresentanti di Ue, Bce e Fmi – per arrivare lunedì con un testo di accordo, dove venga cancellata la parola «trojka» – ormai «un termine del passato» per la Ue – e dove Atene accetti di rispettare parte del programma precedente. Yanis Veroufakis ha già accettato questa parte, affermando che il 70% del vecchio Memorandum potrà venire attuato. Ma Tsipras ha rifiutato mercoledì – cioè il giorno dopo la fiducia al parlamento di Atene – di convalidare questo impegno. Mercoledì 11 era troppo presto, mentre lunedì 16 potrà andare meglio, sempre che venga trovata una formula linguistica che permetta ad entrambi i fronti di non perdere la faccia, dopo aver trovato dei punti di convergeza tra il programma attuale e le nuove proposte greche.

All’Eurogruppo di mercoledì era stata trovata l’espressione «arrangiamenti contrattuali» per la Grecia, la Germania l’aveva approvata (Wolfgang Schäuble era persino andato via dalla riunione), ma Veroufakis non aveva poi ottenuto il via libera da Tsipras. Sul fronte opposto, il primo ministro finlandese, Alex Stubb, che ad aprile deve affrontare le elezioni, comincia «a perdere la pazienza con la Grecia», che «deve rispettare gli impegni», mentre «ogni scarto sarebbe un’ingiustizia per paesi come l’Irlanda, la Spagna o il Portogallo, che hanno fatto sforzi considerevoli in cambio dell’aiuto». Alla riunione della destra Ppe, che ha preceduto il summit, lo spagnolo Mariano Rajoy, che teme Podemos, con i premier di Portogallo e Irlanda, è stato tra i più decisi ad opporsi a «regali alla Grecia».

I negoziati vanno avanti per uscire dall’impasse ed evitare un Grexit. Jean-Claude Juncker ha pensato a un mini-summit dell’Eurogruppo prima di lunedì, ma l’idea è stata respinta. Per Joeren Dijseelbloem, presidente dell’Eurogruppo, che ha visto ieri sera Tsipras in un blaterale, «abbiamo bisogno di un po’ più di tempo», per trovare la formula giusta che stia in mezzo tra l’«estensione» del Memorandum, voluto dalla Ue e il programma-ponte di sei mesi per arrivare a un «nuovo contratto» proposto dalla Grecia. Cioè per «un’intesa politica», al di là dell’ingegneria finanziaria.

La Bce, intanto, tende la mano a una richiesta di Atene, aumentando (da 60 a 65 miliardi) l’Ela per la Grecia (liquidità di emergenza). Per Varoufakis, c’è «un accordo soddisfacente in vista».