Domani si capirà se per l’Europa è più importante fermare gli arrivi dei profughi all’interno dei propri confini oppure avere un alleato sicuro e affidabile nel combattere i terroristi di Daesh. Prima ancora di recarsi a Parigi per l’apertura del vertice sul clima, i capi di Stato e di governo dei 28 incontreranno infatti a Bruxelles il premier turco Ahmet Davutoglu per un vertice Ue-Turchia sulla crisi dei migranti. Vertice fissato prima degli attacchi terroristici in Francia, ma soprattutto prima dell’abbattimento di un jet russo da parte della Turchia. Un episodio che rende il summit di domenica ancora più in salita di quanto già non fosse a causa del malumore regnante tra i 28 per i soldi con cui ogni paese deve contribuire al fondo di 3 miliardi di euro da destinare ad Ankara per la gestione dei campi profughi presenti nel proprio territorio.
A peggiorare le cose ci si sono messe poi le dichiarazioni rese due giorni fa dal ministro turco per gli Affari europei, Volkan Bozkir, che ignorando ogni prudenza diplomatica ha dato per scontato un accordo per l’apertura di un nuovo capitolo nel processo di adesione della Turchia alla Ue. «Apriremo un nuovo capitolo il 14 o il 15 dicembre a Bruxelles», ha detto Bozkir riferendosi al capitolo 17, relativo alla politica economica e monetaria. Il ministro si è anche detto sicuro che, dopo anni di stasi, il 2016 porterà all’apertura di altri  «5 o 6» nuovi capitoli. L’unico effetto avuto per ora dalle parole di Bozkir è stato quello di provocare una presa di distanze da parte di Bruxelles: «Sarà il vertice dei leader Ue a decidere dell’eventuale apertura del capitolo 17», ha detto la portavoce della commissione europea.
L’impressione è che la Turchia, consapevole della sua importanza nel fermare una nuova ondata di profughi, provi a forzare la mano chiedendo una legittimazione politica che la Ue fatica a riconoscergli. Pesano, a sfavore d Ankara, la repressione dei confronti dei curdi, ma anche la mano pesante del regime contro i giornalisti (è solo di due giorni fa l’arresto del direttore del giornale di opposizione Cumhuryet, Can Dundar). Tutti fatti sui quali cala adesso la crisi con Mosca in seguito all’abbattimento del jet al confine con la Siria, episodio che probabilmente porterà domenica il presidente francese Francois Hollande a chiedere un raffreddamento di ogni processo di avvicinamento di verso Ankara.
Sull’altro piatto della bilancia c’è però la voglia di Bruxelles di chiudere una volta per tutte la questione migranti. «E’ assolutamente chiaro che l’Ue ha bisogno della collaborazione della Turchia», ha ammonito il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, mentre anche Matteo Renzi ha sollecitato «un accordo globale» con Ankara.