Sono in corso, in Brasile, le sedute finali del Senato sul processo d’impeachment alla presidente Dilma Rousseff. Il verdetto – a maggioranza del 2/3 degli 81 senatori – dovrebbe arrivare mercoledì. Le speranze di portare a termine il suo secondo mandato, per Dilma, sono esigue. Da quando le destre hanno messo in moto l’impeachment, il 12 maggio, nonostante l’evidente pretestuosità del procedimento, il numero dei voti contrari alla presidente non ha fatto che aumentare. E questa volta potrebbe essere definitivamente estromessa – e sospesa da ogni incarico pubblico per 8 anni – con 61 voti su 81.

I primi due giorni di udienza sono trascorsi tra denunce di irregolarità, accuse, e proteste sociali dei movimenti che rifiutano il «golpe parlamentare» e che svolgono presidi permanenti in molte città del paese. Ieri, il presidente della Corte suprema, Ricardo Lewandowski, che dirige il processo, ha sospeso la sessione per la seconda volta. Come durante le sedute in Parlamento, quando le destre hanno scatenato cori di insulti razzisti e maschilisti contro la presidente, anche questa volta c’è stata bagarre. La senatrice Gleisi Hoffmann, del Partito dei lavoratori (Pt), ha affermato che il Senato – la cui composizione abbonda di corrotti e inquisiti – «non ha i requisiti morali per giudicare Dilma». Il presidente dell’aula, Renan Calheiros, punto sul vivo, ha reagito male e sono volati altri insulti. I senatori del Pt e i difensori hanno nuovamente chiesto l’annullamento del processo, ma i loro argomenti sono stati ignorati da Lewandowski.

L’accusa ha ribadito le sue tesi sulla base del parere della Corte dei Conti, che per la prima volta da decenni aveva respinto il bilancio del governo Rousseff, dando peso ai piani delle destre. Dilma avrebbe truccato il bilancio, facendosi anticipare i soldi dalle banche senza autorizzazione del parlamento. Una prassi utilizzata senza conseguenze anche dai suoi predecessori, e per questo i difensori hanno portato a deporre giuristi e uomini politici. Rousseff, che si è sempre dichiarata innocente, ha annunciato che si recherà direttamente in Senato e che intende pronunciare un ultimo discorso a sua discolpa. Lunedì avrà a disposizione mezz’ora, prolungabile a seconda del parere di Lewandowski.

Anche l’ex presidente Lula da Silva ha fatto sapere che si recherà in aula lunedì per sostenere la presidente, e per ribadire che «è in corso una farsa». Ma, intanto, la polizia federale ha deciso di indagarlo, insieme alla moglie Marisa Leticia e ad altre tre persone, per corruzione, falso ideologico e riciclaggio in merito all’inchiesta sulla proprietà di un attico di lusso a Guarujà, sul litorale di San Paolo. Lula ha sempre rifiutato ogni addebito, denunciando la «persecuzione» dei magistrati.