Gli affezionati del genere segnalano che erano anni che D’Alema non dava ragione a Bersani. Lo ha fatto ieri sul Corriere della sera regalando generosamente all’ex segretario anche una versione meglio riuscita della proposta di «giovane Prodi» che aveva scatenato l’ironia degli avversari: «Bersani ha detto giustamente che bisogna individuare un nuovo segretario del partito e un candidato del centrosinistra alla guida del paese; proprio perché il Pd non appare più in grado di esprimere una vocazione maggioritaria. Questo richiede una personalità capace di rimettere insieme i riformisti».

Per il momento ci prova lui, l’ex premier, da regista e non da leader giura, «darò una mano», gli piace dire. Il 28 gennaio, al Centro Frentani di Roma – storica sede comunista prima e del sindacato poi – riunirà i suoi comitati del No e li trasformerà in comitati per la ricostruzione «del campo del centrosinistra». Un campo derenzizzato però perché se non sa se il renzismo è finito è sicuro che «con Renzi non vinceremo mai». Quasi una citazione dell’urlo di Nanni Moretti del 2002, piazza Navona, l’inizio dei girotondi. D’Alema stava dalla parte opposta del regista.

Ci sarà un documento di adesione, un comitato nazionale e un coordinamento. I comitati territoriali saranno invitati a fare iniziative locali sulle cose concrete, non solo sul vagheggiamento del ritorno al centrosinistra: «lotta alle diseguaglianze, lavoro e crescita economica», spiega Guido Calvi, presidente dei comitati. D’Alema ancora non lo dice, ma se i due referendum della Cgil si celebreranno, la sua «cosa» sarà della partita. Intanto la scissione del Pd esce dall’orizzonte, almeno per il momento. E infatti della partita è anche la sinistra Pd. All’evento ci sarà Roberto Speranza, d’accordo nell’analisi senza spingersi fino alla rottura con il suo partito. Anche perché lui sarà il candidato segretario al congresso dell’autunno. E D’Alema gli darà una mano, alla maniera sua, che potrebbe anche non coincidere con i piani dello stesso Speranza.

Intanto l’ex premier prova ad aggregare la rete antirenziana, per tirarla al momento opportuno. E cioè quando ci sarà una legge elettorale. Apre al Mattarellum, ma è noto che preferisca da sempre il proporzionale. Consentirebbe di mettere in piedi una forza politica a due cifre – giura chi ci sta pensando – nel campo democratico. Ma antirenziana: e infatti ieri Franco Monaco, ulivista convinto ma anche estimatore di Giuliano Pisapia si è dichiarato contrario all’idea: «Dobbiamo superare l’opposizione di ieri tra i fautori del sì è quelli del No nel campo democratico e progressista». Ma come, visto che Renzi ha spiegato ai suoi che vuole «lavorare per mantenere quello che abbiamo conquistato il 4 dicembre», senza alcuna apertura a chi ha votato No?

Ostile l’accoglienza anche da parte della sinistra che ha chiuso con la stagione precedente, quella delle alleanze con il Pd. È Nichi Vendola a segnare la linea: «Per me il tema non è la ricostruzione del centrosinistra ma la costruzione di una sinistra autonoma perché nel centrosinistra c’è Renzi. E non è che lo abbia portato la cicogna. Prima di Renzi c’erano D’Alema, Bersani» e il loro centrosinistra, a cui pure Sel ha partecipato, «odorava di nomenclatura e si è rassegnato all’austerity». Anche Stefano Fassina non sarà al Frentani.

Dentro Sinistra Italiana alla vigilia del suo congresso fondativo naturalmente c’è chi la pensa all’opposto: quella di D’Alema è un’iniziativa «utile» secondo Alfredo D’Attorre, persino «un fatto politico rilevante» secondo Massimiliano Smeriglio, altro tifoso del centrosinistra. «Mentre il Pd supera la camicia di forza dell’autosufficienza sarebbe curiosa una sinistra italiana vittima della medesima sindrome. Peraltro con numeri così esigui. Il tema è come investire su di un fronte largo di liberazione nazionale dalle politiche renziane». Dal palco però parlerà Arturo Scotto, invitato come capogruppo alla Camera e non come esponente di un’area.

Perché i comitati di D’Alema vogliono parlare con tutti, giurano quelli che stanno organizzando la giornata. Almeno per ora. Anche con gli ’altri’ comitati del No che si incontrano già questo sabato a Roma, il gruppo che si muove intorno a Gustavo Zagrebelsky lungo tutt’altra traiettoria. Ma le collaborazioni non sono mancate durante la campagna del referendum costituzionale, non mancheranno in questa nuova fase. Un fronte per battere il segretario del Pd, da dentro e da fuori. Con D’Alema ieri si è detto d’accordo anche Enrico Rossi, presidente della Toscana e candidato segretario. Renzi per ora non reagisce. Ma è difficile che resisterà alla tentazione di attaccare quella che per lui è senza dubbio una nuova «accozzaglia».