La signora ha una certa età, una bandiera No Navi sulla spalle e sta andando alla manifestazione contro il ticket di ingresso. «Che umiliazione! La città in cui sono nata, cresciuta e dove mi ostino a vivere è diventata un parco tematico, un museo con biglietto di ingresso. Gruppi di ragazzini che non sono nemmeno di qui, ti fermano ai varchi mentre vai a casa tua, per chiederti un… codice Querre che, io che ho ancora un cellulare con i tasti, non so neppure cosa sia». E aggiunge: «Il sindaco ci odia, non c’è altra spiegazione».

PRIMO GIORNO di sperimentazione del cosiddetto «contributo di accesso a Venezia». Primo giorno di manicomio. Se l’obiettivo dichiarato dal comune era quello di «limitare i flussi turistici», proprio non ci siamo. Circa centomila persone sono arrivate ieri mattina in città dopo essersi «loggate» sul sito e aver scaricato il codice di accesso. Il sistema infatti non prevede, come sarebbe giusto attendersi se davvero lo scopo fosse quello di limitare il flusso, un limite alle entrate.

È SUFFICIENTE pagare i famosi 5 euro e hai il via libera. Ma solo un decimo dei turisti in visita ha pagato. Gli altri sono i cosiddetti «esenti»: persone cioè che risiedono in Veneto oppure turisti con la prenotazione alberghiera, che godono di una speciale entrata gratuita. Tanti altri visitatori sono sbarcati dai treni o dagli autobus e hanno eluso i controlli prendendo calli secondarie. Oppure rifiutandosi semplicemente di esibire il codice ai controllori: circa 200, per lo più giovanissimi precari, che non appartenendo a forze dell’ordine non hanno nessuna autorità per chiedere i documenti. Il risultato è stato un piazzale della stazione che pareva un manicomio, strapieno di gente che non sapeva dove andare, controllori che si prendevano la loro dose di insulti e turisti che si chiedevano in che girone del purgatorio fossero capitati.

UN PONTE e una calle più in là, in fondamenta Santa Chiara, mezzo migliaio di residenti si è dato appuntamento per manifestare contro il ticket. «Questa città non è uno zoo e noi non siamo comparse nel supermarket turistico del sindaco Brugnaro» grida indignato al megafono Ruggero Tallon, del comitato No Navi. «A Venezia ci sono 2 mila case vuote – continua Federica Toninelli dell’Asc, l’Assemblea Sociale per la Casa -. Il ticket serve solo a far finta che si stia facendo qualcosa. Il turismo di massa si contrasta offrendo queste case e relativi servizi a chi vorrebbe continuare a vivere a Venezia. Bisogna combattere le locazioni turistiche selvagge che stanno svuotando la città e il proliferare di alberghi. Tutte cose che il sindaco si guarda bene dal fare». Non manca qualche frecciatina al Pd, che non ha aderito alla manifestazione per partecipare a quelle istituzionali del 25 aprile. «Noi invece la resistenza più che commemorarla preferiamo farla!” ha sottolineato Federica Toninelli.

RESPINTO IL TENTATIVO di entrare in corteo nel piazzale della stazione da un cordone di poliziotti in assetto antisommossa, i manifestanti hanno raggiunto campo Santa Margherita a ritmo di musica «per rallegrare la città a cui Brugnaro vorrebbe fare il funerale». «Stiamo preparando un ricorso al Tar contro questo provvedimento medioevale – ha spiegato Andreina Zitelli di Ambiente Venezia che ha passato mezza mattinata in stazione a spiegare in inglese ai turisti che potevano tirare dritti, senza dare credito ai supposti controllori -. Il ticket viola il principio di libera circolazione ed è violazione dei diritti anche l’obbligo da parte dei residenti veneziani di dimostrare il loro status». «Questo provvedimento è solo fumo negli occhi – ha commentato il consigliere di opposizione Gianfranco Bettin, Europa Verde -. Il comune è stato messo sotto accusa dall’Unesco per la mancata gestione del turismo e questo ticket serve solo a far credere che siano facendo qualcosa. Intanto, l’amministrazione lascia in sospeso l’emendamento Pellicani che consentirebbe al comune di intervenire sulla concessione di locazioni turistiche, limitandole».

AL TICKET di ingresso, i veneziani hanno tentato di rispondere usando l’ironia. L’Arci ha stampato un finto passaporto, che ha consegnato ai visitatori. All’interno si cita l’articolo 16 della Costituzione sulla libera circolazione dei cittadini. Ancora più spiritoso il finto biglietto stampato dall’Asc che ricalca i colori e i font usati dal comune per la campagna informativa sul ticket. Dietro si legge: «Il biglietto è valido per visitare tutta l’area di Venezia Museo. Non oltrepassare le recinzioni, potrebbero costituire pericolo. Per favore, non date da mangiare ai veneziani e non lanciate loro oggetti, neanche per attirare la loro attenzione».