Vertice nel cuore ideale dell’Europa per ridare smalto a una leadership in difficoltà: il trilaterale Merkel-Hollande-Renzi a Ventotene, o meglio poco a largo dell’isola, a bordo dell’incrociatore Garibaldi, ha cercato di fare il punto su economia, immigrazione, sicurezza contro il terrorismo, in un momento molto delicato per il continente. Gli attacchi dell’Isis, le elezioni alle porte per Germania e Francia, ma soprattutto la Brexit. E l’esigenza, per l’Italia, di battere su un solo tasto: la flessibilità. Tema su cui Angela Merkel – il suo era il parere più atteso – non ha chiuso le porte, lasciando al nostro premier qualche spiraglio.

Il patto di stabilità «ha molte possibilità di flessibilità», ma «sarà compito della Commissione» europea valutarle.Poche parole da parte della cancelliera, ma utili per regalare almeno la speranza al governo di poter ottenere risultati nella complessa trattativa con Bruxelles. Apertura tedesca anche sulla possibilità di prorogare il piano Juncker (altra proposta italiana), i cui fondi finora erano rimasti per buona parte incagliati nella burocrazia Ue: «Si tratta di capire che cosa possiamo fare con gli investimenti pubblici, con il piano Juncker», ha spiegato Merkel, soprattutto rispetto all’ipotesi di prorogarlo, «faremo una verifica».

Parole pronunciate in conferenza stampa, sulla stessa nave, dove i tre leader hanno fatto generosa mostra di sorrisi e cortesie reciproche, rimandando al vertice serale – cena di pesce innaffiata da vini italiani – la discussione più seria. In vista del prossimo vertice Ue, il 16 settembre a Bratislava.

In apertura della conferenza stampa, il padrone di casa Renzi aveva subito voluto esorcizzare la Brexit: «Molti hanno pensato che dopo la Brexit l’Ue fosse finita. Non è così: abbiamo voglia di scrivere il futuro». «La Brexit ha creato incertezza come ha mostrato il rallentamento della crescita nel secondo trimestre – gli ha fatto eco François Hollande – Dobbiamo eliminare le incertezze e dare un nuovo impulso».

La ricetta, soprattutto nelle parole dei leader di Italia e Francia – più in affanno rispetto alla Germania – sta negli investimenti, nella crescita, nel lavoro: Hollande ha fatto fatto riferimento agli «investimenti, al piano Juncker, che vanno prorogati e bisogna aumentare anche gli investimenti privati».

«C’è bisogno, nelle more della Brexit, di misure forti per la crescita e contro la disoccupazione, di investimenti di qualità e di riforme strutturali», ha detto il presidente del consiglio italiano. Il riferimento è ovviamente al piano Juncker, ma soprattutto agli investimenti che l’Italia potrebbe alimentare dal proprio interno se riuscisse a ottenere flessibilità dalla Ue.

Il nostro Paese, ha tenuto a sottolineare il premier, continuerà a fare i compiti «L’Italia è al deficit più basso degli ultimi 10 anni e continuerà così, perché é giusto continuare in questa opera per i nostri figli: riduzione delle tasse e del deficit e fare le riforme strutturali». D’altronde le riforme renziane, a partire dal Jobs Act, a Merkel sono sempre piaciute, e ieri lo ha ribadito: riforme «coraggiose», che hanno creato le basi per un’Italia «sostenibile» e che «possa avere un futuro», ha detto la cancelliera ai giornalisti. «Vogliamo che Italia, Francia e Germania possano crescere per creare posti di lavoro», ha quindi concluso.

Tra le trofie all’orata e basilico e il salmone alle erbe aromatiche serviti sulla Garibaldi, Renzi avrà probabilmente spiegato ai suoi colleghi Merkel e Hollande di aver già definito in linea di massima le direttrici della prossima legge di Bilancio. Dalle indiscrezioni emerse finora (ma il cammino è ancora lungo e tanto può cambiare o entrare in campo) sembra che il testo punti molto sulle imprese: dallo sconto Ires alla conferma ed estensione del super ammortamento, dai trattamenti fiscali di maggior sostegno agli autonomi fino alla proroga degli incentivi per le assunzioni a tutele crescenti. Rimandando al 2018 gli sconti Irpef (che avrebbero riguardato anche lavoratori e pensionati), con un’attenzione però alle pensioni minime (almeno quelle).

Non è dato capire al momento quanto verrà messo ad esempio sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego, né le dimensioni esatte del ritocco alla legge Fornero sulle pensioni (la famosa flessibilità in uscita). La coperta viene tirata da più parti, con il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che vorrebbero si puntasse tutto sul salario di competitività e gli incentivi agli investimenti privati. Nel Pd si sono alzate voci diverse: Cesare Damiano chiede attenzione a lavoro e pensioni, Roberto Speranza a scuola e sanità.