Sembra uno scherzo di pessimo gusto: i 20 milioni di euro destinati a risarcire chi si è ammalato di asbestosi e mesotelioma lavorando sui cantieri navali saranno incassati dal loro datore di lavoro, la Fincantieri controllata dal governo. I comitati delle vittime dell’amianto avevano avvertito del rischio già un mese fa e domani porteranno la protesta a Monfalcone e poi a Trieste, all’assemblea degli azionisti dell’azienda.

Il Fondo, che si aggiunge ad altri stanziamenti analoghi, era riservato al settore nevralgico dei cantieri navali, dove l’amianto è stato rimasto in circolazione anche dopo la scoperta dei danni provocati dalle fibre e l’entrata in vigore dei divieti al suo impiego. Alla fine del 2023 il governo ne ha allargato l’accesso anche alle imprese condannate ai risarcimenti. Parallelamente, ha concesso tempi ristretti ai lavoratori – due settimane in piene vacanze natalizie – per raccogliere tutta la documentazione necessaria a presentare la domanda. E ha escluso dagli indennizzi i lavoratori dell’indotto, le migliaia di dipendenti delle società che operavano sui cantieri in subappalto.

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Scaduti i termini, l’Associazione Esposti Amianto ha effettuato un accesso agli atti presso l’Inail per sapere chi ha fatto domanda di indennizzo. Risultato: nessuna richiesta di fondi è pervenuta dai lavoratori. All’Inail ne è arrivata una sola firmata dalla Fincantieri che userà il finanziamento per pagare i risarcimenti di 158 lavoratori. Si tratta di dipendenti «già in possesso di sentenze esecutive a loro favorevoli da parte dei tribunali e per accordi extragiudiziali sottoscritti appunto da Fincantieri», come spiegano 12 comitati di sostegno alle vittime dell’amianto e ai loro familiari. Dal canto suo, «Fincantieri intascherà 20 milioni di denaro pubblico per far fronte agli indennizzi a cui è stata condannata dai tribunali per omicidio colposo di centinaia di lavoratori deceduti o ammalati a causa dell’amianto» racconta Maura Crudeli, presidente dell’Associazione Esposti Amianto e figlia di una vittima di mesotelioma.

I comitati chiedono che i 20 milioni destinati all’azienda siano invece «utilizzati per la ricerca e per la cura del mesotelioma e per centri di cura specialistici, come occasione di riscatto parziale dei tanti morti provocati». Si tratta peraltro di una prima tranche, perché il governo ha destinato al fondo altri 20 milioni per ciascuno dei prossimi tre anni. Per questi 60 milioni ancora da attribuire, i comitati chiedono l’accorpamento con «l’unico Fondo per le Vittime dell’Amianto della legge 244 del 2007, che veramente realizza prestazioni universali solo a favore di tutte le vittime dell’amianto» e l’allargamento degli indennizzi ai lavoratori dei subappalti. Le associazioni porteranno la protesta in piazza domani alle 10 al Palazzetto Veneto di Monfalcone (Gorizia), la città in cui ha sede la Fincantieri. Martedì la protesta si sposterà a Trieste: appuntamento alle 11 a via S. Francesco, dove si riuniranno gli azionisti.

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