Dopo che le proteste contro la guerra di Israele a Gaza sono entrate nel quinto giorno consecutivo di mobilitazione nel campus della Columbia University, la rettrice dell’università newyorchese, Minouche Shafik, ha spostato le lezioni online, nel tentativo di disinnescare la partecipazione degli studenti a sostegno del popolo palestinese.

«C’è bisogno di una descalation del rancore – ha detto Shafik nella dichiarazione con cui ha informato del passaggio alla didattica da remoto – I decibel dei nostri disaccordi non hanno fatto altro che aumentare negli ultimi giorni. Abbiamo bisogno di un reset».

Questa mossa arriva pochi giorni dopo la sospensione di decine di studenti della Columbia a causa del centinaio di arresti avvenuti per mano della polizia durante il sit-in di protesta organizzato nel campus per chiedere all’università di disinvestire dalle aziende che hanno legami con Israele. Shafik si è detta preoccupata per la sicurezza degli studenti ebrei e un rabbino dell’università ha invitato le centinaia di studenti ebrei iscritti a rimanere a casa a causa di segnalazioni di attacchi antisemiti.

«È DA OTTOBRE che i gruppi di ebrei di sinistra sono mobilitati – dice Melissa Hofstein, studentessa di antropologia al Cuny, l’università di New York – Io ero tra le persone che hanno occupato Grand Central, con Jewish Voice For Peace, e ora con altri colleghi della mia università stiamo andando a dare solidarietà agli studenti della Columbia. È vero che da quando è iniziata la guerra si avverte un’ondata di antisemitismo, ma credo anche che la decisione della rettrice di cancellare le lezioni in presenza sia strumentale».

Da quando la rettrice ha permesso alla polizia di sgomberare il sit-in, agli studenti della Columbia sono arrivate sempre più testimonianze di solidarietà e di supporto da cittadini e da studenti di altri atenei.

Tra i primi a solidarizzare con gli studenti è stato l’intellettuale e attivista Cornell West, al momento candidato alla presidenza come indipendente. Arrivato all’ateneo, qualcuno gli ha gridato di usare la sua visibilità per promuovere la pace. «E la giustizia», ha aggiunto West. Intanto aumentano i repubblicani che chiedono alla rettrice della Columbia University di dimettersi, affermando che la leadership della scuola «ha perso il controllo» del campus.

Durante l’udienza al Congresso con la rettrice, la scorsa settimana, il deputato super conservatore della Georgia Rick Allen aveva suggerito alla Columbia di ospitare un corso sulla Bibbia indirizzato agli studenti che manifestano contro la guerra, in modo da far loro capire «cosa accadrà sotto l’ira di Dio», in quanto Dio è stato chiaro: «Se maledici Israele, verrai maledetto».

QUESTO CORSO dovranno probabilmente organizzarlo anche a Yale, in Connecticut: anche lì gli studenti hanno manifestato per «esprimere solidarietà con Gaza» e chiedere, come i loro colleghi newyorchesi, che la loro università inizi a disinvestire dalle aziende militari che finiscono armi a Israele. E come i loro colleghi newyorchesi anche a Yale gli studenti sono stati arrestati, almeno cinquanta di loro, dopo che i funzionari hanno dichiarato che si erano rifiutati di sciogliere un sit-in che si stava svolgendo nel campus. Le manifestazioni si sono poi riversate nelle strade di New Haven.

Negli ultimi giorni, un gruppo di protesta filo-palestinese, Occupy Beinecke, aveva costruito un accampamento di ventiquattro tende fuori dalla Beinecke Plaza di Yale. In una dichiarazione su Instagram, il gruppo ha affermato che l’accampamento era sorto in solidarietà con le proteste alla Columbia University. Anche a Boston, i campus del Mit e dell’Emerson College hanno organizzato proteste studentesche di questo tipo, che sono diventate più solide e partecipate dopo lo sgombero alla Columbia.