Nella Cleveland, blindata e apparentemente abbandonata dalla cittadinanza locale, 2500 poliziotti provenienti da tutto il paese hanno preso il loro posto, trasformando il centro in presidio armato in previsione di violente proteste. Alla fine le contestazioni che ci sono state sono perlopiù state relegate al piccolo Public Park, una specie di Hyde corner per il «dissenso controllato» ad un chilometro dal Quicken Loans Arena e strettamente vigilate dalla polizia, spesso più numerosa dei manifestanti.

Mentre nel palasport andava in onda il trailer dell’apocalisse all’esterno l’ordine pubblico è stato ferreamente imposto. Quando una donna ha tentato di dare fuoco a una bandiera americana provocando una mezza sommossa, è stata arrestata con imputazione di incitamento al disordine. Un’altra protesta di qualche centinaia di persone con la partecipazione di Black Lives Matter ha portato in piazza un grande cartello con i ritratti di recenti vittime della polizia.

In assenza di grandi marce molta contestazione è passata attraverso la musica. I Prophets of Rage guidati da Tom Morello e composta da ex membri di Rage Against the Machine e Public Enemy, formazione emblematica della contestazione hip hop degli anni ’80 e ‘90 (più il rapper B-Real dei Cypress Hill), si sono formati quest’anno con lo slogan «tempi pericolosi esigono canzoni pericolose». A Cleveland i Prophets hanno tenuto due concerti, fra cui uno non autorizzato a favore e della campagna End Poverty Now al termine del quale hanno guidato una corteo di protesta.

«I sostenitori di Trump hanno tutte le ragioni per sentirsi arrabbiati e frustrati», ha detto Morello alla Reuters. «Nessuno ha davvero a cuore i loro interessi perché entrambi i partiti lavorano per chi paga il conto: la classe dirigente».

«Siamo chiari: al di là dello spettacolo di clown qui a Cleveland, milioni di persone in tutto il mondo vivono in abbietta povertà, senza accesso a salute pubblica, casa o acqua potabile. Quella gente non ha un candidato in queste elezioni. Ma hanno una rock band che non smetterà di cantare contro le ingiustizie». La musica è stata al centro anche delle manifestazioni a cui ha partecipato Cornel West, intellettuale, radical e figura fra le più eloquenti della critica sociale americana. Incontriamo il filosofo di Princeton, poeta e rapper, già nominato da Bernie Sanders alla commissione che ha stilato la platform democratica, che esprime un antagonismo pacifista vicino alla tradizione di Martin Luther King e alla tradizione teologica, culturale – e musicale – afroamericana.
Figlio di un predicatore battista, Cornel West è stato presente un pò ovunque a Cleveland. Alla vigilia della convention è intervenuto ad concerto a favore della Aids Health Care Foundation nel contesto delle recenti uccisioni di neri da parte della polizia.

Perché è qui?

Provengo da una gente oppressa, terrorizzata e traumatizzata per 400 anni e di fronte a tale terrore credo che il popolo afroamericano abbia potuto insegnare qualcosa al mondo in tema di amore – e di giustizia che è la forma sociale dell’amore.

A un concerto?

Siamo onesti, la musica non è solo intrattenimento, non solo svago decorativo. 49 anni fa è morto John Coltrane lasciandoci il suo spirito e la sua anima. Nella stessa data due anni fa Eric Garner veniva ucciso dai poliziotti di Staten Island,. Io credo che facciano parte di una stessa tradizione. È ora di dire qui alcune fondamentali verità.

Durante la convention di Trump?

Trump è un razzista recidivo ma non parla per tutta la nazione e non parla nemmeno per tutti i repubblicani. Il partito repubblicano è ancora eterogeneo e questo è importunate da capire. Il problema è che hanno una leadership guidata da Donald Trump – un neofascista in fasce. Questo è un pericolo concreto. E di fronte a lui c`è Hillary Clinton disastrosa paladina del neoliberismo. Allo stesso tempo non si tratta di odiare politici o individui ma di odiare l’ingiustizia. E per questo continueremo a marciare, continueremo a testimoniare e ad andare in prigione e vogliamo che il mondo sappia che alcuni di noi sono pronti a morire nel nome di un amore per ogni persona che ha tutto a che vedere con l’onorare la il retaggio di Martin Luther King, di Frederick Douglas, di Harriett Tubman e di tanti altri che di fronte a all’oppressione realizzarono che esiste un potere insormontabile nella lotta e nell’amore se ci si unisce in tutti i colori.

Anche di fronte alla violenza della polizia?

Oltre metà delle vittime della polizia sono bianchi e io credo sia importante ricordarlo perché quelle vite sono altrettanto preziose. Bisogna comprendere la scia velenosa del suprematismo bianco che per secoli ha derubato di umanità i nostri fratelli neri – e continua oggi a farlo soprattutto con i neri poveri e i giovani neri. Noi dobbiamo rivendicare l’umanità di ognuno e per questo siamo qui oggi. È importante, è essenziale esserlo, perché tutto il mondo oggi ci osserva.