La Francia avrà una legge che «apre la possibilità di chiedere un aiuto a morire, sotto condizioni rigorose». È la proposta che Emmanuel Macron ha presentato, con un’intervista a due quotidiani – il progressista Libération e il cattolico La Croix – e che dovrebbe concretizzarsi con la presentazione di un disegno di legge da parte del governo ad aprile e un’apertura del dibattito all’Assemblée nationale a maggio, per un voto nel 2025. Contemporaneamente, saranno potenziate le cure palliative.

Mesi di riflessione, incontri con medici, malati terminali e famiglie, rappresentanti dei culti e altre categorie implicate, una convenzione cittadina organizzata dal Consiglio economico, sociale e ambientale: Macron ha esitato a lungo prima di intervenire su un terreno così delicato, conflittuale e potenzialmente esplosivo. La popolazione francese secondo i sondaggi è ampiamente favorevole. La proposta intende arrivare alla «pacificazione del dibattito» per una «legge di fraternità», di «unione», dove i termini «suicidio assistito» o «eutanasia» sono esclusi (ma potranno rientrare nel dibattito parlamentare).

Le «condizioni rigorose» sono la limitazione ai maggiorenni «capaci di discernimento completo e intero», affetti da una malattia incurabile con prognosi infausta a breve o medio termine. Dalla proposta presidenziale, sono quindi esclusi minorenni e persone affette da malattie psichiatriche o neurovegetative, come l’alzheimer. Ci vorrà un parere di un collegio di medici, una risposta dovrà essere data alla richiesta entro 15 giorni al massimo, la prescrizione sarà valida per tre mesi durante i quali la persona potrà cambiare idea. La sostanza letale sarà amministrata personalmente dal paziente oppure da un terzo (personale sanitario o un volontario) in caso di impossibilità, nel domicilio, in ospedale o in casa di riposo.

«Ho ascoltato il timore legittimo relativo al dare un valore alla vita – ha spiegato Macron – che può lasciar credere che ci siano vite diventate inutili». Ma è una legge «necessaria perché ci sono casi che non si possono accettare umanamente», una legge che «concilia l’autonomia individuale e la solidarietà nazionale».

Dal 2016 esiste in Francia la legge Leonetti-Claeys che permette la sedazione profonda e continua per il fine vita, per evitare l’accanimento terapeutico. Ma in assenza di norme che permettono l’aiuto a morire, dei malati terminali scelgono di andare in Belgio o in Svizzera.

Le reazioni sono subito state virulente. Chiesa cattolica in testa, anche l’Ordine dei medici e le organizzazioni per le cure palliative hanno protestato, con «collera» e «costernazione», contro un «modello ultra permissivo». Per l’associazione al Diritto a morire con dignità, «la Francia finalmente esce dall’ambiguità». Favorevole anche l’organizzazione delle persone colpite dalla malattia di Charcot.

Con questo testo «si guarda la morte in faccia» ha detto Macron. La legge sull’aiuto a morire si aggiungerà alla recentissima decisione di far entrare nella Costituzione il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, ampiamente approvato dal Congresso dei parlamentari il 4 marzo scorso: per Macron, a tre anni dalla fine del secondo mandato all’Eliseo, un nuovo mattone nella costruzione della sua eredità.

I presidenti francesi difatti sono soprattutto ricordati per i passi avanti sulle questioni sociali: legge Veil per Giscard d’Estaing, abolizione della pena di morte per Mitterrand, matrimonio per tutti per Hollande; oppure per i musei aperti durante la loro presidenza: Beaubourg per Pompidou, Quai Branly per Chirac.