L’elezione di Trump si è abbattuta come un macigno anche nel mondo hacker, universo in qualche modo parallelo ma sempre più influente e che durante questa campagna elettorale ha fatto più volte la differenza.

A poche ore dal voto il famigerato capo del KKK ha pubblicato una foto di Assange, tramite il suo account Twitter, per ringraziarlo. Più di tutti è stato felice l’hacker KimDotCom, imprenditore ed informatico tedesco fondatore di Megaupload, più volte condannato per furto di dati bancari (e ricettazione per averli rivenduti), per inside trading, per appropriazione indebita.

Kim ha dato subito il suo endorsement a Trump, scagliandosi anche contro il partito che non lo sosteneva, rivolgendosi direttamente a Paul Ryan tramite Twitter: «A tutte le elite repubblicane anti-Trump. È necessario aiutare a prevenire una presidenza Clinton. Seppellire l’ascia di guerra e fare la cosa giusta».

IL GIORNO DELLE ELEZIONI, a vittoria sicura, ha twittato: «Enjoy the reboot», godetevi il riavvio, scatenando l’ira di altri gruppi altrettanto potenti in Internet, primo tra tutti Anonymous che ha subito informato che non stará con le mani in mano a guardare Trump entrare nella Casa Bianca ma che agirá su tutti i fronti e con tutti i mezzi dichiarando: «Se pensate che non sará una guerra, ricredetevi, perchè lo sará».

Il gruppo probabilmente più attivo e presente è quello di «2600», gruppo che ha base a New York ma che, tramite l’omonima rivista trentennale e la ventennale trasmissione settimanale radiofonica «Off The Hook», è conosciuto in tutto il mondo non solo nel mondo hacker ma anche in quello dell’attivismo.
Emmanuel Goldstein, fondatore di «2600» è da 35 anni un referente ed una voce anche politica che da mesi si spende per mettere in guardia del pericolo di una presidenza Trump ed ora per sostenere tutte le manifestazioni che si stanno svolgendo negli Stati Uniti.

GOLDSTEIN è sempre stato «in piazza» dalla protesta di Seattle nel ‘99; ha marciato per chilometri contro Bush, con Occupy Wall Street e la sua trasmissione radio ha sempre sensibilizzato la comunitá hacker ad agre politicamente anche usando i propri mezzi.

Durante l’ultima trasmissione radiofonica, ascoltabile via streaming, andata in onda come sempre di mercoledì, vale a dire il giorno dopo le elezioni, molti ascoltatori hanno telefonato o mandato mail anche da fuori gli Usa, alcuni per criticare le proteste che stanno avvenendo prima che Trump abbia fatto alcunché.

La risposta di Goldstein e di «2600» è stata diretta: Trump ha già compiuto una serie di atti inammissibili, durante la campagna elettorale, e sarebbe colpevole da parte di chi ha i mezzi per agire, non farlo, siano questi mezzi la propria voce, siano le proprie conoscenze e le proprie capacità.

AD UN MESE dalla chiusura della campagna elettorale, ad esempio, «2600» aveva pubblicato una specie di bando offrendo 10.000 dollari a qualunque hacker fosse stato in grado di fornire la dichiarazione dei redditi di Trump, garantendo l’anonimato.

Tramite gli account Twitter sia di «2600» che dello stesso Emmanuel Goldstein, ci sono continui appelli all’unità ed all’agire etico e compatto degli hacker, e quando Kim DotCom ha pubblicato la propria sparata pro Trump, è stato Goldstein in persona a promettergli che quando questo governo liberticida, che lui sta sostenendo, andrà a cercarlo, nessuno nella comunità hacker alzerá un dito per difenderlo: potrá contare solo sull’aiuto del KKK.