Il parlamento di Atene ha varato le “riforme” imposte dall’Europa, con i voti della maggioranza di governo di Syriza e dei Greci indipendenti di Anel. Si tratta di misure che la sinistra greca non avrebbe voluto adottare ma che si è deciso di votare per ricevere i primi 2 miliardi di aiuti da parte dei creditori.

Le conditio sine qua non a cui si è dovuti sottostare prevedono che la tassa sulla casa debba essere pagata da tutti, anche dei possessori di immobili in stato fatiscente, che sinora erano esclusi, mentre a chi non ha versato l’Iva per una somma superiore a 150.000 euro verranno bloccati automaticamente i conti bancari. Per i cittadini che sono riusciti a farsi dilazionare i propri debiti con lo Stato per un totale di cento rate mensili, viene ribadito che dovranno effettuare, in contemporanea, tutti i versamenti relativi alle nuove imposte. Se lo Stato, poi, dovesse verificare che le entrate del cittadino agevolato dalla rateizzazione sono, in parte, aumentate, può richiedere il pagamento di quanto dovuto in tempi più veloci.

La maggioranza di governo ha preferito ritirare, alla fine, la misura che prevedeva l’aumento dell’imposizione fiscale per chi affitta un immobile. Inizialmente si era deciso di far salire la tassazione sulla somma complessiva percepita da affitti che non superano i 12.000 euro annuali, dall’11% al 15%. È stato compreso, tuttavia, che deprimere ulteriormente un mercato immobiliare in cui le case hanno perso più di un terzo del loro valore a causa della crisi, avrebbe potuto avere ulteriori effetti deleteri. A fine mese, o al più tardi nella prima settimana di novembre, dovrà essere approvata una nuova serie di decreti attuativi del memorandum firmato dal governo in agosto, per ricevere un ulteriore miliardo di euro e poter dare il via alla trattativa sulla riduzione, o alleggerimento, del debito pubblico del paese.

[do action=”citazione”]Nel frattempo, però, si dovrà affrontare anche il difficilissimo nodo delle pensioni.[/do]

Secondo la stampa greca, se verrà attuato quanto suggerito da una speciale commissione di saggi creata dal ministero del lavoro ellenico, chi percepisce una pensione che supera i mille euro mensili, potrebbe perdere da una, sino anche a tre pensioni all’anno. Allo stesso tempo, l’unificazione di tutti gli enti previdenziali del Paese potrebbe provocare tagli automatici a tutte le pensioni, anche a quelle inferiori agli 800 euro mensili. Il ministro del lavoro, Jorgos Katrougalos, ripete con forza che il governo farà tutto il possibile per evitare impatti traumatici e proteggere le categorie più deboli, ma che si tratti di una sfida molto difficile, è sotto gli occhi di tutti.

Il Quotidiano dei Redattori (Efimerida Syndakton), vicino al governo di Syriza, ribadisce che stiamo parlando di una «patata bollente», di un problema che impegnerà al massimo l’esecutivo. Il problema, ovviamente, è che tutte le nuove misure imposte dai creditori vanno a impattare su una economia depressa da 5 anni di austerità, con la disoccupazione al 25%.

La speranza di Alexis Tsipras e del suo governo, è di riuscire a invertire la rotta in corso d’opera, anche grazie a dei cambiamenti a livello europeo, di cui il Portogallo sembra essere il primo esempio concreto. Sostenendo, contemporaneamente, l’economia reale, grazie anche ai programmi di aiuto europei. È però, una specie di corsa contro il tempo.

La domanda, in soldoni, è se la sinistra riuscirà a gestire e cambiare l’austerità, o se sarà l’austerità ad indebolire e cambiare la sinistra. Il 22 e 23 ottobre, sarà ad Atene il presidente francese Hollande, per una visita ufficiale, in cui si parlerà anche della riduzione del debito. La sua visita dovrebbe coincidere con quella dei rappresentanti delle istituzioni creditrici, che controlleranno i «progressi» nell’attuazione del compromesso firmato in estate.

Il ministro delle finanze, Efklidis Tsakalotos, ha chiarito che lo scopo del governo è arrivare al più presto ad una valutazione positiva, da parte della nuova Troika, per potere, appunto, girare pagina e discutere del debito. E nel frattempo, il governo Tsipras si prepara a mettere sul tavolo la nuova legge sulle frequenze tv, per riuscire a regolamentare la presenza dei privati nel sistema radiotelevisivo nazionale.