«Sono un uomo libero, esco dal Movimento 5 Stelle». L’annuncio di Federico Pizzarotti, «sospeso» dal M5S da tempo, non è esattamente una sorpresa. La storia del lungo addio del sindaco di Parma è la storia di un pezzo del grillismo, del difficile rapporto tra Casaleggio e l’Emilia Romagna, dell’impossibilità di coniugare la tradizione del civismo e della partecipazione col partito liquido pentastellato.

«Quando il Movimento è nato eravamo persone libere – spiega Pizzarotti – Volevamo far entrare le telecamere all’interno dei consigli comunali. Adesso siamo quelli dei direttori, nominati, perché nessuno ha avuto la possibilità di candidarsi o di intervenire sulle scelte» i cui componenti sono stati «ratificati dalla rete con il messaggio “questi sono i più belli, come facciamo a non votarli”. Volevamo aprire le stanze e invece le abbiamo chiuse».

Pizzarotti se ne va, dunque. Abbandona il Movimento che con lui aveva conquistato per la prima volta una città capoluogo, con basso profilo. Se nel codice politico dello scissionista la prima regola è quella di rilanciare, di indicare una via di fuga ai propri seguaci, l’addio di Pizzarotti è anomalo. Non sa se farà una lista civica, dice che non sa neppure se si ricandiderà. Non parla a nome della sua maggioranza, che pure a stretto giro gli rinnova fiducia. Il che fa a pugni con la sua dichiarazione di poche settimane fa, quando si candidò a rappresentare un M5S diffuso e più democratico. «È evidente che in Italia ci siano dei problemi – dice adesso – Ma non ho mai lavorato per un partito a livello nazionale, ho sempre lavorato per il mio Comune e le due cose sono poco compatibili». Da Torino si dice d’accordo con Pizzarotti un altro storico esponente grillino:  Vittorio Bertola, già consigliere comunale messo da parte col nuovo corso di Chiara Appendino.

Da dentro il M5S manifesta dissenso di Elisa Bulgarelli, la senatrice già nel mirino per il suo invito a boicottare le votazioni su regolamento e non statuto partite sul blog di Grillo  ha listato a lutto la sua pagina Fb in segno di dissenso. Ma non avrebbe sollevato la questione nel corso del vertice con Grillo che si è tenuto a Roma, dove il comico è arrivato assieme a Casaleggio jr a marcare il suo rinnovato ruolo di «capo politico». «Pizzarotti è uscito dal M5S – dice Grillo – Sono contento e specialmente per lui. Spero che si goda i suoi 15 minuti di celebrità. E terminati quelli, spero che renda pubblici il prima possibile i documenti che gli sono stati richiesti il 6 giugno e che non ha mai fornito. Arrivederci Pizza, ciao».

Grillo fa riferimento alla richiesta inoltrata nel giugno scorso dallo staff del Movimento della copia dell’iscrizione nel registro degli indagati per abuso di ufficio di Pizzarotti. Copia che, secondo il Movimento, il sindaco di Parma non ha mai inviato. Anche se nel frattempo la sua posizione è stata archiviata. «Cose molto più gravi sono state perdonate a Virginia Raggi. La invito a pensare con la sua testa», sostiene Pizzarotti.