L’appuntamento in Questura a Pisa è in programma stamattina. Si dovrebbe quindi sapere oggi, come andrà a finire per la fideiussione chiesta dal Comune agli organizzatori: «Parere favorevole (…) previo versamento di una cauzione, o stipula di polizza fideiussoria bancaria in favore del Comune di Pisa, di euro 5.000 a garanzia di eventuali danni (…) che dovrà essere pagata per il ritiro della concessione», si legge nella missiva firmata dalla responsabile dell’ufficio Canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche (Cosap), Susanna Falsetti. Non era mai successo, né a Canapisa, la street parade antiproibizionista che da 16 anni porta nella città della Torre pendente quasi 10mila persone che chiedono un cambio di paradigma sulle sostanze ora illegali. Né ad altre manifestazioni politiche.

Men che mai per un corteo festoso, pacifico e colorato che nelle sue 15 edizioni non ha mai creato problemi di ordine pubblico. Particolare confermato anche dallo stesso Viminale, il 15 novembre 2015, nel rispondere a un’interrogazione parlamentare proprio su Canapisa presentata da Maurizio Gasparri (Fi). Il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, aveva in quell’occasione certificato che come ogni manifestazione con migliaia di persone in corteo «il transito si è svolto certamente con qualche disagio alla circolazione, ma senza alcun danneggiamento agli arredi urbani, né commissione di reati». Che «il volume della musica è stato ridotto fino ad interrompersi al termine della manifestazione verso le ore 24». Ma soprattutto «che gli organizzatori hanno previsto un servizio di pulizia che ha seguito il corteo, provvedendo a liberare il percorso da ogni genere di rifiuto e a ripulire l’area utilizzata per il raduno». Differenziando persino i rifiuti raccolti. Per il Viminale, «alla luce dei fatti descritti, che confermano la piena legittimità delle scelte della Questura di Pisa, si evidenzia che la disciplina costituzionale del diritto di riunione non prevede alcuna autorizzazione preventiva da parte delle autorità di pubblica sicurezza».

Dal canto loro, gli organizzatori non hanno alcuna intenzione di cedere. «Non pagheremo la fideiussione chiesta dal Comune e Canapisa si svolgerà come previsto sabato 28 maggio», conferma Alberto Mari, tra i promotori dell’osservatorio antipro «Canapisa crew», che organizza la manifestazione. A confermarlo ci sono manifesti, adesivi di promozione e il comunicato stampa di convocazione della manifestazione, ma anche lo svolgimento delle iniziative di autofinanziamento per realizzarla. Canapisa è del resto l’ultima grande street ad aver superato indenne gli anni della Fini-Giovanardi, la legge sulle droghe più repressiva d’Europa poi bocciata dalla Consulta, che prevedeva il reato di istigazione al consumo. «I benefit si fanno continuamente nel corso dell’anno per finanziare tutte le iniziative del nostro collettivo, Canapisa è solo la più grande e nota, ma non daremo soldi all’amministrazione perché sarebbe un pericoloso precedente nazionale che lede il diritto costituzionale a manifestare liberamente le proprie opinioni politiche», continua Mari. Il quale ci tiene infine ad aggiungere: «Assurdo che dopo aver ricevuto da imprenditori in odor di criminalità organizzata oltre 4 milioni di euro di fideiussioni tossiche per tutta una serie di speculazioni edilizie, il Comune chieda a noi 5.000 euro per manifestare».

Il riferimento è allo scandalo, non ancora chiuso e ribattezzato la «Pisa dei miracoli», che ha portato alla luce a partire dall’ottobre 2014 malaffare, discrezionalità, controlli inesistenti e opacità nello sviluppo del territorio, con milioni di euro di danni per le casse cittadine. Su Canapisa, Comune e Prefettura non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali, anche se la Questura in accordo col prefetto, sarebbe intenzionata a superare la fideiussione per motivi di ordine pubblico. Sotto la Torre pendente, l’annuale braccio di ferro sembra quindi appena iniziato.