Siamo chiamati a giudicare le vite degli altri quando finiscono in tragedia. E’ un esercizio anche autoconsolatorio. Però le tragedie si ripetono e le donne continuano a morire ammazzate dagli uomini. Quasi ogni giorno: sono state 126 le vittime nel 2016.

Luigi Messina, 53 anni, ex guardia giurata e attualmente disoccupato, e Rosanna Belvisi, 50 anni, impiegata all’Insp di via Ripamonti, venticinque anni fa hanno avuto una bambina. C’è altro nella cronaca. Sappiamo di una relazione tormentata sfociata in diversi episodi di violenza. Litigavano spesso, lui era violento, la picchiava “anche con un bastone della scopa”, dicono adesso i vicini e tutti coloro che hanno avuto a che fare con la coppia. Una volta, nel 1995, la donna è stata anche accoltellata alla schiena. Una vita di maltrattamenti, una storia che non ha mai funzionato.

L’altra notte, l’ultima, nell’appartamento i via Coronelli, zona Lorenteggio, le coltellate sono state 23. Fatali quelle alla gola. I due erano rientrati pochi giorni fa da Pantelleria, una vacanza programmata forse per tentare di ricucire il rapporto dopo che Rosanna Belvisi aveva scoperto che Luigi Messina aveva avuto un bambino con un’altra donna. Oggi ha tre anni. Già a novembre i carabinieri sono dovuti intervenire due volte in seguito ad altrettante liti scoppiate per questo motivo. Tecnicamente questo sarebbe il movente, anche se l’assassino ha detto che litigavano anche perché lui era geloso e lei “usava troppo” i social network.

“All’ennesima offesa nei miei confronti e nei confronti di mio figlio ho perso le staffe e ho cominciato a colpirla ripetutamente, non ricordo quante volte”. Con queste parole l’uomo è crollato l’altra notte dopo aver cercato di far sparire le tracce di un omicidio quasi annunciato. Il coltello è stato buttato in un tombino a un paio di chilometri dall’abitazione, gli indumenti insanguinati poco più in là. Nelle quattro ore successive al delitto, prima di chiamare il 118, l’uomo è rimasto in zona per farsi notare dai vicini di casa. Ha fatto la spesa, ha comprato dei dolci, ha giocato con le slot machine, ha chiacchierato. “Un ottimo lavoro di depistaggio”, lo definisce il capo della squadra mobile di Milano. Di fatto il caso era già risolto quando Messina ha accompagnato gli agenti sul luogo del delitto fingendosi sconvolto.

Cinque giorni fa, sempre a Milano, un’altra donna, Tiziana Pavani, 55 anni, segretaria di una scuola comunale, è stata uccisa da un uomo di 32 anni. Luca Raimondo Marcarelli, cocainomane con problemi psichiatrici, “un amico occasionale”, l’ha colpita alla testa con una bottiglia durante una lite per motivi di soldi. Il giorno dopo ha speso 500 euro rubate alla vittima comprando gratta e vinci e ricariche telefoniche e giocando alle slot.

Due donne uccise a Milano in quattro giorni, secondo il questore di Milano Antonio De Iesu, sono “un campanello d’allarme che impone attenzione da parte di tutti”. L’azione della polizia non basta, spiega, “è importante che le donne trovino il coraggio di denunciare”. Così come è necessaria una strategia di sensibilizzazione attraverso i centri antiviolenza ma anche “una rete che coinvolge amici, familiari e vicini di casa”. Soprattutto per evitare delitti come quello di Luigi Messina, “un caso emblematico di un rapporto malato: tutti sapevano di questi continui litigi ma la vittima non è riuscita a ribellarsi a questa violenza”. Il sindaco Beppe Sala ieri ha annunciato una iniziativa locale da concordare con la Procura di Milano: “Un’azione decisa di educazione a sostegno delle vittime”.

Buona parte della politica, intanto, chiede al governo di calendarizzare i disegni di legge depositati in Senato “volti a combattere la piaga del femminicidio”. Il senatore del Gruppo Misto Uliano Uras, che ha presentato un’interpellanza sottoscritta da senatori di diversi partiti, ha chiesto al governo di riassegnare la delega alle Pari opportunità e di “venire immediatamente a riferire in aula”. Lo sdegno non basta più, dice l’interpellanza, “servono finanziamenti ad hoc per progetti di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli, serve il potenziamento dei centri antiviolenza su base territoriale; solo con una normativa organica si potranno salvare vite”.