La Grecia manda segnali ai creditori, drammatizza, ma gli europei non rispondono. Giornate surrealiste sul debito greco, mentre il tempo stringe sempre di più. Il 5 giugno c’è una nuova scadenza di rimborso all’Fmi (302,5 milioni di euro) e nel frattempo, con la fine del mese, ci sono da pagare pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici (2,2 miliardi). Ieri, il ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, ha scritto che Atene è “pronta ad accettare tutte le riforme” proposte dal Brussels Group, ma rifiuta una nuova cura di austerità, un rimedio “peggiore del male”. Domenica, a drammatizzare era stato il ministro degli interni, Nikos Voutsis, che ha affermato chiaramente: “dobbiamo rimborsare tra il 5 e il 19 giugno 1,6 miliardi di euro all’Fmi, non daremo questi soldi perché non li abbiamo”. Ma questa dichiarazione non ha suscitato alcuna risposta. La zona euro aspetta, lascia Atene nel Grimbo (limbo), guardando con preoccupazione la protesta vittoriosa in Spagna, mentre le Borse vanno in rosso.

Da Atene arrivano dichiarazioni contraddittorie. Voutsis ha anche precisato che la Grecia “pagherà quando potrà”. Il portavoce del governo ha smentito un’imminente controllo dei capitali, per mettere fine all’emorragia di liquidità, anche se “il problema è noto” e crea le condizioni per “un’asfissia economica della Grecia”.

L’obiettivo del governo greco resta di raggiungere un accordo con il Brussels Group entro la fine del mese o all’inizio di giugno, per poter sbloccare l’ultima tranche del secondo piano di aiuti, 7,2 miliardi che permetterebbero ad Atene di tirare avanti fino all’autunno. Alexis Tsipras, per dare più tempo ai negoziati, avrebbe proposto venerdi’ scorso al segretario al Tesoro Usa, Jack Law, di rimborsare l’Fmi a fine giugno, addizionando le scadenze del 5, 12, 16 e 19 giugno, in totale 1,57 miliardi. Ma l’Fmi ha rifiutato.

Varoufakis apre alle “riforme”, respingendo la “falsa idea” che la Grecia sia refrattaria ad ogni cambiamento: il ministro ha citato la creazione di un’agenzia indipendente per il fisco, l’accettazione di un eccedente primario “ragionevole” e di “privatizzazioni sensate”, ma abbinate a un programma di sviluppo per creare investimenti, concede anche una “vera riforma delle pensioni” che permetta la “sostenibilità a lungo termine” del sistema di welfare, accoglie infine anche la liberalizzazione del mercati del beni e dei servizi. “La Grecia è pronta” dice Veroufakis, che si chiede: “allora perché i negoziati non si sono conclusi? E’ semplice: i creditori insistono su un’austerità più forte ancora quest’anno e oltre e il governo non puo’, non vuole accettare un rimedio che ha dimostrato da cinque lunghi anni che era peggiore del male”. Saranno “gli storici del futuro” a spiegare il perché dell’atteggiamento dei creditori, che, tra l’altro, non presentano un fronte unito: la Commissione è ora più flessibile, mentre l’Fmi, che ha prestato 32 miliardi a scadenza di 10 anni, vuole riforme drastiche con effetto immediato (come i tagli alle pensioni). Anche per Tsipras “la Grecia ha fatto la sua parte, non risponderà a domande irrazionali, adesso tocca all’Europa”. Secondo l’agenzia Bloomberg, il ministro tedesco Wolfgang Schäuble avrebbe discusso dell’eventualità dell’adozione da parte di Atene di una moneta di sostituzione dell’euro per uso interno, non un ritorno alla dracma né un’uscita plateale dall’euro, che creerebbe problemi alla zona monetaria. Un patagon, come aveva fatto l’Argentina nel 2001? (assegnini, dei paghero’ emessi dagli enti pubblici per pagare i dipendenti quando il paese era rimasto a secco di pesos, allora legati al dollaro).

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