Confidando in quel no grillino più volte annunciato ma mai ufficializzato, Giovanni Malagò, Luca di Montezemolo e Diana Bianchedi tentano il tutto per tutto. È un pressing serrato, quello messo in moto dal Comitato promotore di Roma 2024 che vede nel silenzio prolungato di Virginia Raggi una piccola crepa da trasformare in varco. Puro fiato sul collo, con l’aiuto del Censis che annuncia l’ultimo rilevamento secondo il quale il 51,9% degli abitanti della provincia di Roma vuole i Giochi nella Capitale. E non è tempo perso: in serata Luigi Di Maio a Politics (Rai 3) a sorpresa annuncia: «Sulle Olimpiadi deve decidere il sindaco. Si prenda i suoi tempi».

Il corteggiamento è diventato pubblico ieri mattina, con il presidente del Coni che allo Stadio Flaminio ha presentato «la prima mappatura completa degli impianti sportivi mai eseguito prima nella Capitale». Un modo per mostrare alla giunta capitolina e al M5S che il comitato promotore alle periferie ci sta già pensando. E che con i soldi del Cio («1,7 miliardi di dollari nei 7 anni precedenti» è la nuova cifra, già cresciuta rispetto al miliardo annunciato a febbraio) si potrebbero realizzare «15 nuovi palazzetti polifunzionali» e riqualificare «almeno 20 strutture sportive scolastiche» nelle periferie più carenti. Ma solo se «si riesce a realizzare» la candidatura italiana. «Tutto sarà eccetto che l’Olimpiade dei costruttori», ha assicurato Malagò.

Diana Bianchedi, la coordinatrice generale di Roma 2024, prova a sedurre Raggi con la carta della lusinga: «È una donna coraggiosa che ha preso un impegno molto grande e per questo la ammiro. La stiamo mettendo sotto pressione con i tempi ma è quanto ci chiede il Cio. Ad ogni modo – annuncia – un incontro ci sarà al termine delle Paralimpiadi». E incalza: «Una volta studiato il dossier olimpico in maniera approfondita penso che nessuno possa rinunciare a questa opportunità Per questo credo che alla fine troveremo un accordo».

Mentre Montezemolo infila uno dietro l’altro una serie di argomenti “irresistibili”, a cominciare dal fatto che Anac e Corte dei Conti vigileranno sugli investimenti pubblici, i «2,1 miliardi previsti per il villaggio olimpico, centri media e impianti permanenti per l’allenamento degli atleti», che saranno «tutti a carico dello Stato e non delle amministrazioni comunali». Inoltre «il dossier non è il vangelo, si può cambiare» ma «a condizione che sia in linea con le richieste del Cio e con l’Agenda 2020». E last but not least il presidente di Roma 2024 offre alla sindaca la disponibilità a tirarsi indietro non appena ottenuta l’assegnazione: «Qualora Roma vincesse la candidatura, il Comune ed il Coni individueranno una governance, una squadra, per l’organizzazione dell’evento che è cosa diversa dall’attività di promozione. Noi – ha affermato il presidente – siamo un Comitato Promotore, non organizzatore. Volevamo fare chiarezza per evitare interpretazioni non in linea con la realtà». In ogni caso, aggiunge un po’ piccato Montezemolo, «chi ha vinto le elezioni a Roma ha il dovere e l’onore di assumersi le proprie responsabilità».

Ora il Comitato attende il rientro da Rio di Luca Pancalli, presidente del comitato paralimpico, per l’incontro con Raggi. D’altronde perfino Pallotta si è detto ieri «fiducioso» di ottenere il via libera alla realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle che, ha azzardato, potrebbe essere «inaugurato nel 2019». Nulla è perduto.