«La sospensione non è legittimata da alcun documento con validità giuridica. Ci riteniamo perciò autorizzati ad andare avanti e spero che questa vicenda sia un’occasione per rilanciare il M5s».

Esordisce così Federico Pizzarotti all’affolata conferenza stampa svoltasi ieri nella sede comunale della città emiliana. Nel giorno in cui scadeva l’ultimatum di Grillo, il sindaco di Parma, con il capogruppo del M5s Marco Bosi, ha presentato un documento di cinque pagine in risposta al decreto di sospensione, auspicando la propria riammissione e un cambiamento all’interno del Movimento. La vicenda è nota. Federico Pizzarotti, sotto inchiesta per sospetto di abuso di ufficio in relazione alle nomine dei dirigenti del Teatro Regio, è stato sospeso il 13 maggio con una mail di Beppe Grillo perché avrebbe «taciuto» al direttorio l’avviso di garanzia ricevuto a febbraio e reso noto a maggio dalla stampa.

A dieci giorni dal provvedimento e dopo le polemiche tra il sindaco e i maggiori esponenti del M5s sui social network, ma senza un confronto diretto, Pizzarotti affida la sua difesa a un documento «dovuto soprattutto ad attivisti e cittadini». Il sindaco di Parma sostiene l’infondatezza giuridica della sospensione: «Il non statuto, l’unico documento riconosciuto dal M5s poiché l’unico votato, non fa riferimento a procedure di sospensione, ma solo a requisiti che noi abbiamo rispettato. Come abbiamo rispettato il regolamento di Camera e Senato. Il regolamento del M5s non è stato votato da nessuna assemblea e non ha validità. La procedura della sospensione non è legittima e legittimata». L’avviso di garanzia, che il sindaco specifica essere il solo ricevuto, «è stato pubblicato quando sono venute meno le tutele costituzionali nei confronti delle persone coinvolte nell’indagine». Pizzarotti cita i sindaci Fucci e Nogarin,coinvolti in indagini della magistratura, denunciando trattamenti diversi.

Pizzarotti chiede che sia fatta chiarezza rispetto al funzionamento del Direttorio, di ristabilire un dialogo tra centro e periferie e soprattutto ricucire il legame con i cittadini all’interno del M5S: «la modalità online era utile all’inizio per uscire dalle tenebre mediatiche, ma ora che la visibilità c’è, è necessario ristabilite il contatto umano e dare la possibilità a tutti di partecipare». Il sindaco di Parma ritiene che la vicenda debba essere considerata come un’occasione per rilanciare il Movimento: «Ci troviamo di fronte a due possibilità: o buttiamo tutto all’aria, o proviamo a ricucire e a creare coesione. Si tratta di un’opportunità per sanare tutto quello che è stato e farlo in modo chiaro a tutti. Occorre uno scatto di maturità, passare dalla mentalità di opposizione a quella propositiva, di chi vuole governare a livello nazionale».

Il sindaco si esprime anche riguardo al futuro dell’amministrazione di Parma, in vista delle elezioni del 2017: «Non sto pensando a niente che vada al di là di chiudere questa situazione, quindi non m’interessano liste civiche e non mi chiama Renzi tutti i giorni – ironizza, polemizzando con chi lo accusava di sostenere sottobanco il Pd- Noi comunque andiamo avanti. Abbiamo una città da amministrare e lo faremo fino in fondo». La decisione sull’espulsione arriverà nei prossimi giorni: «Se dovessero espellermi dal Movimento, ricorrerò alle vie legali per far rispettare il diritto».