Tramonta il terzo nome per il centrosinistra di Bari. Nel giorno in cui un’altra inchiesta spinge il sindaco uscente Decaro a rimuovere il suo assessore al bilancio Alessandro D’Adamo.
Il professore Nicola Colaianni, suggerito da Vendola e Fratoianni come via d’uscita nel conflitto tra Vito Leccese e Michele Laforgia, ha gettato la spugna dopo soli due giorni da quando l’ipotesi si era affacciata. «Ha pesato il no di Conte ma anche il rinvio della decisione da parte degli altri due candidati. Su un candidato dell’ultima ora non si può tentennare, così facciamo un regalo alla destra», ha spiegato. Secondo l’ex magistrato «pur nella sostanziale convergenza ideale e programmatica, permangono rigidità che non rendono possibile una composizione».

Ha pesato dunque anche la «melina» dei due sfidanti, che hanno allungato il brodo convocando una lunga serie di consultazioni con i partiti che li sostengono. E ha pesato soprattutto il fatto che i due sono in corsa da mesi, e non avevano alcuna voglia di farsi da parte. Ora è quasi certo che il centrosinistra si presenterà con due candidati: Leccese, già capo di gabinetto di Decaro, sostenuto da Pd, Verdi e civiche; e l’avvocato Laforgia, diventato candidato del M5S ma nato come civico (lo ha lanciato la «Convenzione per Bari») e sostenuto anche da Sinistra italiana. Oggi i due si vedranno per «un’ultima riflessione», ma è assai improbabile che uno dei due accetti di fare il vice dell’altro in un ticket.

Leccese ringrazia Colaianni «catapultato, suo malgrado, in un clima da talent show: si è maltrattato un autorevole protagonista della nostra comunità». E conferma: «Vi sono troppe rigidità che impediscono una ricomposizione del centrosinistra barese». Il candidato del Pd ieri ha ricevuto l’invito ad andare avanti da Schlein e dal verde Bonelli, oltre che delle liste civiche legate al sindaco Decaro. «È tempo di fare le liste, le condizioni temporali sono scadute, rischiamo di non arrivare pronti alla scadenza del 10 maggio», ha detto a una tv pugliese.

Il suo obiettivo, alla vigilia dell’incontro con Laforgia, è «arrivare a un gentlemen agreement tra persone della stessa area che si confrontano al primo turno come se fossero le primarie del centrosinistra». Tradotto: se ci sarà un ballottaggio con il leghista Fabio Romito si va uniti al secondo turno. «Se in questi mesi non siamo riusciti a trovare una sintesi difficile che succeda adesso», dice Leccese. «C’era l’occasione delle primarie ma sono state fatte saltare…io sono pronto ad andare al voto». Laforgia è più prudente:

«Mi riservo di valutare quello che farò dopo aver sentito, nelle prossime ore, Leccese, la Convenzione per Bari 2024 e il M5S». Va detto che è stato proprio Conte, domenica, a spingere l’avvocato a tirare dritto: «Non abbiamo ragioni per accantonare la candidatura che abbiamo sin qui sostenuto», ha detto l’ex premier. Per poi lasciarsi sfuggire una battuta sull’anagrafe di Colaianni, classe 1946: «Rigenerazione in questo caso suona provocatorio, considerata la sua età…». Ma anche tra i dem il fattore età ha pesato, visto che Romito ha 36 anni. Ora Sinistra italiana è nel limbo: Bonelli li invita a sostenere Leccese, ma Fratoianni è prudente: «Discuteremo in profondità prendendoci tutto il tempo necessario».

Oggi è previsto l’atteso vertice di maggioranza in regione Puglia, dopo l’uscita del M5S dalla giunta (con l’assessora Rosa Barone) e le dimissioni della dem (Anita Maurodinoia) coinvolta in una delle indagini per compravendita di voti (rimosso anche il capogruppo Pd Filippo Caracciolo, anche lui indagato). Ieri Schlein ha ribadito la richiesta di un reset. «A Emiliano ho chiesto un rinnovamento netto e profondo, l’obiettivo è evitare che interessi sbagliati e trasformisti possano inserirsi».

Ieri si è riunita la direzione regionale Pd. Al termine il segretario Domenico De Santis ha spiegato che al governatore i dem chiederanno «un rinnovamento della giunta». «Con le altre forze di maggioranza ragioneremo su come rilanciare l’azione di governo e per un patto di fine legislatura che segni un cambio di passo». Anche Sinistra italiana vuole dei segnali concreti. E del resto proprio loro, nel 2018, decisero di passare all’opposizione di Emiliano. Dunque non sarebbe la prima volta.