Ma che cos’è il 25 aprile, che data è, che cosa evoca? E’ il giorno più importante della storia d’Italia, probabilmente, perché è il giorno della liberazione dalla dittatura, dalla guerra fascista, dall’occupazione straniera.

E’ il giorno di nascita della democrazia italiana, che prima non c’era mai stata in questo paese (la monarchia prefascista non era una democrazia).

E’ il giorno in cui il mondo del lavoro e il popolo diventano protagonisti, o almeno creano le condizioni per esserlo. Un giorno di vittoria popolare e di sconfitta e vergogna delle classi dirigenti.

E anche, perché no, di dignità nazionale, perché senza quella lotta l’Italia sarebbe divenuta un’espressione geografica, un povero paese umiliato.

Perciò è una festività, una festa nel senso più ricco, da vivere nelle strade e nelle piazze, dove riceve sostanza e calore la democrazia. Non evoca una tragedia, ma semmai il suo compimento e la sua negazione.

Vorremmo che fosse, e per noi è, quello che per la Francia è il 14 luglio: la rievocazione spontanea, naturale, istintiva, della storia profonda di un paese, delle sue ragioni fondanti, della sua identità.

Oggi più che mai. Non perché è il cinquantenario esatto della liberazione di Roma o di Firenze, un anno prima dell’insurrezione generale (non sono più tantissimi quelli che hanno vissuto queste emozioni e ne parlano con cognizione di causa).

Ma perché oggi la democrazia è indebolita e insidiata in molte forme, non da trame e poteri occulti ma da vecchi e nuovissimi potentati, da formazioni di destra che con la democrazia non si conciliano né per storia né per cultura e preparano un altro regime: vogliono riscrivere la Costituzione non come patto di convivenza civile ma come strumento di dominio.

Miope o anzi cieco, se non in malafede, è chi non se ne avvede.

Perciò abbiamo proposto di fare di questo 25 aprile una «giornata particolare», di mobilitazione nazionale e popolare imponente, per celebrare e festeggiare fiduciosamente la nascita della democrazia italiana, con l’augurio che si fa nei compleanni: cento di questi giorni.

La redazione consiglia:
Aprile 1994, si potrebbe

Un messaggio anche a noi stessi, ma da fare intendere a chiunque abbia orecchie, nelle istituzioni e nella società. Questa nostra proposta ha trovato adesioni che ci hanno addirittura sopraffatto, individuali e collettive, ufficiali e no, di partiti e sindacati, di centri e associazioni, della sinistra naturalmente ma non solo.

Ora le organizzazioni rappresentative della Resistenza si sono fatte carico di promuovere esse, in questo spirito, una manifestazione nazionale a Milano.

Troviamoci tutti qui, dunque, da ogni parte del paese, da ogni punto cardinale, indirizziamo qui treni, autobus, scarpe, facciamo qui il più grande raduno che si sia visto da anni. Forse non basterà un giorno, ce ne vorranno due o tre, come una Pasqua della liberazione.

Il futuro, oltreché il passato, merita un impegno speciale.