Jim Hightower è un pilastro della sinistra americana e una leggenda in Texas. È un editorialista, attivista, politico e scrittore. Dal 1983 al 1991 è stato ministro dell’Agricoltura del Texas, tuttora pubblica una newsletter mensile su temi progressisti, The Hightower Lowdown, seguita da decine di migliaia di iscritti.

Vive ad Austin, la città più liberal del Texas che negli ultimi anni è diventata la meta designata di chi scappa dai prezzi proibitivi della Silicon Valley, col risultato che adesso anche Austin inizia ad avere un costo della vita elevato. «Non è la prima volta che si vede questo fenomeno – dice Hightower – prima è successo con il mercato del bestiame, poi il petrolio, ora è l’high tech».

Hightower sostiene che in realtà il Texas non sia un vero stato di destra.

Com’è possibile, allora, che i repubblicani qui siano inscalfibili?

I repubblicani sono stati capaci di truccare il sistema dei collegi elettorali in modo tale che i loro candidati avessero una maggioranza schiacciante e più soldi. Ma questo non sarebbe stato sufficiente, se i democratici non avessero fatto marcia indietro su temi come l’assistenza sanitaria per tutti. I cittadini Usa sono in stragrande maggioranza a favore: più di tre quarti  la vogliono. O l’assistenza all’infanzia che in America è un problema che si sta aggravando e di cui ha disperatamente bisogno anche la classe media e persino una parte della classe medio alta. Entrambi i partiti portano avanti una loro linea, a Washington come ad Austin, e fanno scelte diverse da ciò che vuole il popolo. Questo lascia le persone frustrate, arrabbiate e le spinge a non votare. Ecco cosa è successo in Texas. Non siamo uno stato di destra. Siamo uno stato che non vota. Abbiamo la più bassa affluenza alle urne d’America, e abbiamo anche il sistema di voto più difficile di tutti gli Usa. C’é poi un altro fattore: votano più le persone di destra perché i lavoratori, gli ambientalisti e tutta la base non si sente rappresentata da nessuno dei due partiti.

Si dice che la gente non va a votare perché non ha il candidato perfetto.

Direi che ci vorrebbe almeno un candidato decente, o anche modesto.

Biden prometteva bene, ma questa elezione sembra in bilico.

Complessivamente Biden ha fatto un buon lavoro, e non ci dovrebbe essere proprio storia visto che Trump e i conservatori sono inumani su molti temi. Contro gli immigrati, ma anche con i locali. In Texas non abbiamo un programma di assistenza sanitaria per i poveri, abbiamo il numero più alto di poveri senza assistenza sanitaria di tutti gli Usa, così come il più alto numero di bambini senza assistenza sanitaria. Non ci dovrebbe proprio essere discussione.  I democratici però sono radicati a Washington, e non vengono qui in campagna elettorale. In molte contee non hanno nessuna presenza. Beto O’Rourke aveva fatto un lavoro incredibile visitando tutte le contee del Texas, ai comizi galvanizzava le persone, poi andava via e non c’era nessuno a mantenere e organizzare questa energia. I dem sono diventati il partito di Washington e sono percepiti come distanti. E poi hanno fatto anche molte cose cattive: Gaza è un esempio di una politica nazionale che la gente in modo schiacciante non condivide. Il Paese è inorridito da questa guerra che si fa in nostro nome, con i nostri soldi e le nostre armi. I bambini che abbiamo massacrato.  Il fatto che Trump sia  peggio non cambia il fatto che in questi momento non sia lui il colpevole, è Joe Biden che è andato oltre e ha mandato armi e sta cercando di mandare 14 miliardi di dollari per continuare la guerra. La gente si rende conto che ora siamo noi i cattivi. Biden ha detto: «Manderemo del cibo a Gaza, cerchiamo di mostrare loro un altro lato dell’America». È troppo tardi e andava fatto comunque, anche molto di più.
Faccio un altro esempio. C’è un oleodotto che passa attraverso la West Virginia, la Virginia e la Carolina del Nord. Un progetto multimiliardario a cui i cittadini si sono opposti per 20 anni. Poi in West Virginia viene eletto senatore Joe Manchin, che ha forti legami con le industrie di gas e carbone e chiede a Biden di appoggiare l’oleodotto e di dare l’autorizzazione a tutte le agenzie federali, e Biden lo fa. È per cose così che i dem non hanno il sostegno che dovrebbero avere. Sono percepiti come un partito aziendale. Non in modo così grave come per i repubblicani, ma comunque grave. Non basta andare in campagna elettorale e dire: «Non sono così male come l’altra parte».

Come sono andate in Texas le campagne di Sanders filo socialiste?

Le campagne di Bernie Sanders qui sono state molto popolari, ero coinvolto anche io. In Texas il Caucus Progressista è il più grande del partito. A livello di consiglio comunale a Austin vengono eletti dei socialisti. I repubblicani non solo sono suprematisti religiosi, ma continuano ad essere un partito aziendale e stanno facendo l’errore di essere contro i programmi sociali, vogliono solo tagliare, abrogare la social security, Medicare e l’istruzione pubblica. E la gente è in rivolta, perché si tratta di programmi reali che vanno a beneficio delle persone, che provengono dal New Deal. I democratici hanno comunque approvato alcuni programmi che hanno effettivamente aiutato la gente comune e lo fanno ancora, e hanno ragione nel difenderli. Il governatore Greg Abbott, il suo vice e il procuratore generale Ken Paxton da un anno stanno spingendo per privatizzare le scuole pubbliche e consegnarle alle catene dei gruppi religiosi. L’anno scorso questa era la priorità numero uno del Gop in Texas, e hanno perso, perché anche i conservatori delle aree rurali vogliono l’istruzione pubblica.

La colpa della vittoria della destra quindi è dei democratici?

È di come sono diventati dagli anni ‘80 in poi. Penso a Bill Clinton con il Nafta, l’Accordo nordamericano per il libero scambio. Dovrebbe essere un partito vicino al popolo, non alle corporation. Ciò di cui c’è bisogno è continuare a lottare, e ciò che stiamo facendo qui è cercare di combattere quelle che io chiamo le sei b: the bosses,  the bankers, the billionaires, big shots, bastards and bullshitters (i padroni, banchieri, i miliardari, i pezzi grossi, i bastardi e i cazzari).