Con quattro voti contro tre, la Corte d’appello dello stato di New York, adducendo vizi giudiziari, ha revocato la condanna di Harvey Weinstein per crimini di natura sessuale.

LA DECISIONE del maggior tribunale dello stato (a maggioranza femminile), annunciata ieri in tarda mattinata, è stata motivata da quelli che sono stati definiti gravi errori commessi dal giudice che aveva presieduto al processo del 2020, con particolare riferimento all’inclusione di testimonianze relative ad accadimenti che non riguardavano i crimini per cui il produttore era sotto processo. Cercando di provare una ricorrenza di comportamenti simili a quelli per cui Weinstein era stato denunciato, il pubblico ministero, allora, aveva ottenuto che la giuria ascoltasse le deposizioni di donne che non erano coinvolte nel caso ma sostenevano di essere state molestate da Weinstein in altre occasioni.

La redazione consiglia:
Harvey Weinstein condannato a 23 anni di carcere«Sapevamo che Harvey Weinstein non aveva avuto un processo equo» ha dichiarato Arthur Aidala, uno degli avvocati del co-fondatore della Miramax, durante una conferenza stampa tenutasi davanti al palazzo del tribunale criminale di Manhattan, all’interno del quale è in corso il processo a Donald Trump. «Fin dal primo giorno ho detto che lo stavano processando per i suoi peccati, non per i suoi crimini», gli ha fatto eco Donna Rotunno, leader della team della difesa. «Questa decisione va oltre Weinstein. Impatta il nostro sistema giudiziario, ricordando ai procuratori che il loro lavoro non è vincere a tutti costi, ma condurre un processo giusto».
Procura di Manhattan
Faremo tutto il possibile per intentare un altro processo su questo caso. E il nostro impegno per la tutela delle vittime rimane inalterato
«Faremo tutto il possibile per intentare un altro processo su questo caso. E il nostro impegno per la tutela delle vittime di crimini sessuali rimane inalterato», è stata la risposta ufficiale della procura di Manhattan.

PRECIPITOSAMENTE indetta dopo l’inattesa notizia della revoca anche una conferenza stampa a cui ha partecipato Tarana Burke, la fondatrice di #MeToo, il movimento di cui il caso Weinstein è stato catalizzatore, e in cui Burke ha manifestato grande disappunto per la decisione: «Un momento come questo fa sembrare che ci fossimo sbagliati tutti» ha detto l’attivista, riferendosi al verdetto contro Weinstein come a un momento di svolta nel funzionamento del Sistema giudiziario. Reazioni di costernazione anche da parte delle attrici Ashley Judd e Katherine Kendall, che avevano accusato Weinstein di molestie.
Nonostante la revoca della condanna, il produttore – attualmente rinchiuso in una prigione a nord di Manhattan – non sarà rilasciato perché deve comunque scontare una pena di sedici anni inflittagli dal tribunale di Los Angeles per aver stuprato una donna al Beverly Hills Hotel. Sarà quindi probabilmente trasferito in un carcere della California dove una seduta d’appello per la sentenza è fissata per il 20 maggio.